A seguito della comparsa di titoli allarmistici su alcuni organi di stampa e diffusi mediante social network è nostro intento offrire ai colleghi medici veterinari e ai loro clienti alcuni chiarimenti in merito al ruolo degli animali da compagnia nella situazione epidemiologica da COVID-19.
Come già specificato sullo stesso sito dell’Istituto Superiore di Sanità, non esistono, ad oggi, evidenze scientifiche convincenti su un significativo ruolo attivo degli animali domestici nella diffusione del SARS-CoV2.
Sulla rivista scientifica internazionale Nature è stato inoltre pubblicato in data 1 aprile un breve articolo riportante gli ultimi aggiornamenti in merito a tale questione.
Alla luce dei dati attualmente disponibili gli animali da compagnia possono avere un ruolo di trasporto passivo delle particelle virali alla stregua di oggetti inanimati, come ad esempio la suola delle scarpe del proprietario stesso.
Il secondo ruolo, che attualmente è oggetto delle notizie allarmistiche in circolazione, è legato la possibilità che gli animali stessi vengano infettati da basse cariche virali se venuti a stretto contatto con un paziente umano positivo.
In tal caso, nell’animale soggetto ad infezione naturale, si possono verificare forme asintomatiche o paucisintomatiche.
In effetti, nei due cani e nel gatto osservati ad Hong Kong l’infezione si è evoluta in forma asintomatica; il caso descritto in Belgio in un gatto è stato invece caratterizzato da una sintomatologia respiratoria e gastroenterica, con miglioramento spontaneo a partire dal nono giorno dall’esordio dei sintomi, ma, al momento, non ci sono evidenze scientifiche che colleghino la sintomatologia osservata all’infezione da SARS-CoV-2.
Sono stati inoltre condotti studi con infezione sperimentale su un ridotto numero di animali domestici inoculati con alte cariche virali. Questi studi confermerebbero una scarsa suscettibilità del cane all’infezione da SARS-CoV-2.
E’ ad ogni modo di cruciale importanza, onde evitare inutili allarmismi, sottolineare che l’infezione sperimentale con alte cariche virali non rispecchia quello che potrebbe verificarsi nel contatto ravvicinato tra paziente umano infetto ed animale nella normale vita domestica, in quanto la carica infettante sarebbe nettamente inferiore.
Ad oggi, pertanto, gli animali da compagnia risultano semplicemente “vittime” del contagio da parte di esseri umani infetti, oltretutto, nel caso di infezione naturale, con forme asintomatiche o paucisintomatiche e con possibilità estremamente scarse di rappresentare un rischio effettivo per la salute umana.
Si raccomanda pertanto, cercando di placare le voci allarmistiche mediante una corretta comunicazione da parte dei medici veterinari con i proprietari stessi degli animali da compagnia, di incoraggiare semplicemente comportamenti di normale prassi igienica come diciamo da settimane, onde evitare che gli animali da compagnia possano fungere da veicolo passivo delle particelle virali (ad esempio evitare il contatto degli animali con altre persone durante le uscite per bisogni fisiologici e lavare con acqua e sapone neutro le zampe degli animali stessi prima del loro rientro in ambito domestico).
Nel caso il proprietario risulti invece positivo all’infezione da SARS-CoV2, o mostri una sintomatologia respiratoria acuta (anche senza avere effettuato alcun test diagnostico di conferma), il consiglio è quello di ridurre quanto più possibile l’esposizione del proprio animale ad un eventuale contagio, evitando i contatti ravvicinati con l’animale stesso facendo una vera quarantena con tutti i membri del nucleo familiare, mantenendo le normali misure igieniche, ed ovviamente rivolgendosi a familiari o ad associazioni di volontariato per provvedere alle uscite dell’animale per i suoi bisogni fisiologici.