Ecco perché un Gruppo di lavoro tecnico scientifico coordinato dalla Direzione generale della sanità animale e dei farmaci veterinari (DGSAF_9224-17-04-2020) ha elaborato un documento denominato “Linee guida per la gestione di animali da compagnia sospetti di infezione dal SARSCoV2” che si prefigge di “d’impedire possibili congetture, pregiudizi e speculazioni che porterebbero ad una immotivata zoofobia, prevenendo così fenomeni di abbandono degli animali d’affezione come cani e gatti con conseguente aumento del randagismo”.
Il documento ha due scopi: fornire linee guida sulla gestione degli animali da compagnia in casi di infezione umana all’interno del gruppo familiare, per minimizzare il rischio di diffusione e nel contempo tutelare il benessere animale; ed indicare un metodo di campionamento razionale che permetta una valutazione del rischio, senza spreco di reagenti preziosi per la salute umana.
Le linee guida indicano che saranno i servizi veterinari delle Aziende sanitarie locali a registrare tutte le informazioni utili per la correlazione uomo/animale ed i risultati sui test effettuati sugli animali. Agli II.ZZ.SS che effettueranno i test, sarà invece richiesto di segnalare tempestivamente alla ASL, alla Regione o provincia autonoma competente per territorio e al Ministero della salute DGSAF tutti gli eventuali casi di positività.
Quest’ultimo passaggio risponde implicitamente alla istanza che la Federazione aveva prospettato alla Direzione Ministeriale chiedendo un intervento che evitasse una attività di refertazione per l’individuazione di soggetti positivi da parte di ambulatori privati, estranei al Servizio Sanitario Nazionale.